Pinocchio di Guillermo del Toro e Mark Gustafson
Uscirà nelle sale il prossimo 4 dicembre e su Netflix dal 9 dicembre il nuovo Pinocchio eseguito dal regista Guillermo del Toro e dall’animatore Mark Gustafson. Il nuovo film sulla favola di Collodi è stato realizzato completamente in stop-motion e si ispira all’immaginario illustrato di Gris Grimly.
In una recente intervista sul sito Collider il regista racconta di come abbia amato particolarmente adoperare la tecnica in stop-motion, sostenendo che il lavoro artigianale che implica questo tipo di animazione, permette di recuperare il rapporto con il “vecchio mondo”, quello reale fatto di set e di luoghi fisici, dove ogni spazio, come le piccole botole all’interno delle quali gli animatori potevano muovere i propri personaggi, diviene prezioso. Il lavoro all’interno del set, al contrario di quello solo digitale, è un’esperienza più concreta e ne consegue un’approfondita conoscenza del film che, secondo del Toro, porta ad amare maggiormente il mondo circostante.
Pinocchio, così come Frankestein o Tarzan, rappresenta per il regista uno di quei personaggi di tipo universale, adattabili cioè a diversi ambiti (scienza, emozioni umane etc..). In questo caso la sua scelta ha prediletto l’indagine del rapporto padre-figlio e l’idea di essere gettato in un mondo che capiamo a malapena e a cui cerchiamo di dare un senso procedendo o “errando”.
Il regista ha evitato di seguire pedissequamente il racconto originale di Pinocchio, lanciando in questo modo un messaggio intrinseco importante che vede la disobbedienza come fattore principale per diventare umani. La storia si trova su uno sfondo diverso, al tempo della guerra, durante l’ascesa di Mussolini, offrendo spunti di riflessione su un altro tipo di forma letale di controllo della paternità.