Philip Hunt
Nato nel 1966 a Bidford-on-Avon, in Gran Bretagna, Philip Hunt studia scultura e grafica prima di compiere i primi esperimenti nell’ambito dell’animazione. Racconta di essersi avvicinato al mondo dell’animazione quando era ancora bambino, grazie a programmi televisivi come Vision On, Mary, Mungo and Midge e The Clangers, mentre in età adulta sostiene di essere stato influenzato da animatori estremamente differenti tra loro come Joan Ashworth, Jan Svankmajer, Jiri Trnka e Hayao Miyazaki.
Inizialmente Philip credeva di voler diventare un veterinario, ma in un secondo momento, accorgendosi che quella non era assolutamente la sua strada, imbocca quella dell’animatore.
Così, dopo aver studiato grafica al Central Saint Martin’s College of Art and Design a animazione al Royal College of Art di Londra, nel 1992 Hunt riceve il premio per il miglior film assegnato in occasione dello Struttgard Animation Festival. Il premio consiste nella possibilità di lavorare un anno come regista presso la Filmakademie Baden-Wurttemberg nella Germania sud occidentale, dove realizza Ah Pook is Here (1994), elaborato e surreale omaggio allo scrittore di culto William S. Burroughs.
Il regista, ammiratore dell’opera di Burroughs, decide di combinare tre testi dell’autore in un unico racconto, ispirandosi a quello che usualmente lo scrittore faceva sul palcoscenico. Con questo suo lavoro Hunt voleva avvicinare lo spettatore alla prosa e alla lettura, scegliendo un fantoccio di pollo come lettore dei testi. Accorciando la distanza tra l’opera dello scrittore e lo spettatore, Hunt però sottolinea il valore del contenuto attraverso lo scenario cosmico e universale in cui è ambientato. Il corto riceve dieci importantissimi premi internazionali, nel 2010 votato “Best of the Best” al Stoccarda International Trickfilm Festival. Fu archiviato nell’Istituto Goethe divenendo parte della retrospettiva di Burroughs “Ports of Entry”.
Dopo aver lavorato e viaggiato per il mondo, nel 1996 Hunt ritorna a Londra dove apre la casa di produzione di animazione pubblicitaria AKA. Il suo desiderio rimane quello di voler rappresentare il “messaggio”, seppur promozionale, seguendo la linea della provocazione. Nel suo studio collaborano tra i più validi creativi dell’animazione come Shynola e Jakob Schuh, ascoltare le idee di tutti senza imporre metodi prestabiliti, è la via che permette alla AKA di spiccare attraverso il flusso spontaneo della genialità.