Intervista a Virgilio Villoresi

Ciao a tutti, questa settimana abbiamo il piacere di scambiare due chiacchiere con Virgilio Villoresi un regista-esecutore di interessantissimi cortometraggi e videoclip.

Virgilio nasce a Fiesole (Firenze) il 10-11-79 ed attualmente vive e lavora a Milano

Egli si definisce un artigiano, probabilmente per il suo amore verso il fatto a mano volto alla realizzazione di effetti ottici cinematografici d’altri tempi. Proprio per questa sua caratteristica, nei video di Villoresi viene evocata una certa atmosfera melièsana. Utilizza l’effetto ombro cinema per la realizzazione del suo ultimo videoclip girato per il musicista John Mayer. Il tutto in live-action senza ombra di trucchi nè inganni.

Il suo lavoro è influenzato da nomi del valore di Harry Smith, Jan Lenica e Lawrence Jordan senza dimenticare la grande lezione di visionari come Maya Deren e Kenneth Anger.

L’operato di questo giovane regista è un’altra importante testimonianza di come sia possibile dare voce, anche senza l’utilizzo di sofisticati mezzi tecnologici, alla genuina creatività italiana.

JOHN MAYER – SUBMARINE TEST JANUARY 1967, VIDEOCLIP by VIRGILIO VILLORESI from Virgilio Villoresi on Vimeo.

 

In che modo sei venuto a contatto con il musicista Mayer e com’è nata la collaborazione per la realizzazione del tuo ultimo videoclip?

La Sony International Italia mi ha contattato per la realizzazione di un video che omaggiasse il brano di John Mayer. Io ho proposto subito l’idea di Ombro Cinema perché era diventata una mia ossessione in quel periodo… e da li è nata la collaborazione con il musicista.

 

Nei tuoi video utilizzi spesso giocare con effetti ottici e non solo, in alcuni lavori sveli i trucchi di scena riuscendo a far navigare bene la trama della storia e la sua fase di realizzazione, cosa ha ispirato questo tuo stile così particolare?

Non so… fondamentalmente è una mia personale (ri) scoperta del cinema primitivo (Vedi Georges Méliès e Segundo De Chomon, ecc)… in quei film traspare in tutta la sua bellezza l’amore per il “trucco” cinematografico. Dopo aver visto i tre volti della paura di Bava ho capito la potenza di mostrare quello che succede sul set, spostando la macchina da presa 2 metri indietro all’inquadratura classica (vedi scena finale con boris karloff). Credo fermamente che per stupire lo spettatore bisogna tornare alla radice del cinema e guardare quei film da un altra prospettiva… la mia operazione fondamentalmente è rivisitare quel genere classico cambiando la posizione dell’occhio dello spettatore.

 

Cosa ne pensi dell’animazione in Italia, vi sono degli animatori italiani che prediligi?

Penso che ci sia stata una grande crescita negli ultimi anni, come non si vedeva dai tempi di Gianini & Luzzati, Bozzetto, ecc.

Ci sarebbero troppi nomi da citare e non mi sembra il caso di fare la lista, vorrei solo ricordare uno dei grandi padri dell’animazione italiana: Manfredo Manfredi.

 

Cosa hai in mente per i tuoi prossimi lavori e cosa sogni di poter realizzare prima o poi?

Cosa ho in mente… spero solo che la mia fantasia non mi abbandoni e che un giorno mi servisse per mettere in scena lungometraggi 🙂