Intervista al regista Paolo Gaudio

La ricerca artistica di Paolo Gaudio ruota intorno al genere fantastico, regista e animatore, da quest’anno sarà docente del nuovo Master in stop-motion che si terrà presso la Rainbow Academy. Dopo gli studi umanistici in filosofia presso l’Università della Calabria, la sua formazione dirotta verso l’universo della regia cinematografica alla NUCT (Nuova Università di Cinema e Televisione) di Roma.
Sono convinta che la sua esperienza e il suo talento siano stimolanti per chiunque voglia sostenere la causa dell’animazione e del genere fantastico in questo Paese.

 

 

Come nasce il tuo amore per l’animazione e precisamente per la stop­motion?

Da bambino ero solito vedere film come ‘Simbad’ o ‘Gli Argonauti’,  li adoravo. Tuttavia, i mostri mitologici che gli eroi di queste  pellicole combattevano, mi terrorizzavano sul serio. Medusa, Hydra, le Arpie o l’esercito degli scheletri erano davvero spaventosi ai miei occhi, così mio padre cercò di  tranquillizzarmi, confidandomi che si trattava di puppazzi di carta e non di veri mostri. Questa rivelazione mi colpì  profondamente, tanto da spingermi nel tempo a volerne sapere sempre di più circa questa “carta animata” e a innamorarmi  perdutamente del cinema, dell’animazione e del passo uno.

 

Durante gli anni della tua formazione, quali sono stati i tuoi  punti di riferimento o i tuoi idoli?

Facile: da Tim Burton a Terry Gilliam, passando per John Carpenter, Joe Dante e Robert Zemeckis, fino a raggiungere JeanPierre Jeunet e Michael Gondry. Ovvero, tutti quei cineasti che hanno lavorato sulla fantasia e sull’avventura. Sono stato molto condizionato dai loro film e ancora oggi mi sento legato a quella visione che ha caratterizzato gli anni ’80 e che poneva il fantastico all’interno del quotidiano. Lo straordinario nell’ordinario di tutti i giorni. Inoltre, non posso non menzionare il lavoro di due giganti della stop­motion: Ray Harryhausen e Phil Tippett. Magnifico.

 

Parlaci dei tuoi successi nel campo dell’animazione, come nascee  “Fantasticherie di un passeggiatore solitario”?

Nasce principalmente dalla passione e dall’amore che nutro per il cinema fantastico e successivamente come reazione a un fallimento produttivo di un mio cortometraggio che ho dovuto sopportare e che ancora adesso faccio difficoltà a digerire. “Fantasticherie…” è  stato un viaggio complesso, doloroso ed esaltate che mi ha condotto a realizzare un film anarchico e libero che nessuno voleva che facessi. Sono stati quattro anni faticosi che mi hanno  messo a dura prova, non solo da un punto di vista professionale ma anche da quello personale e affettivo. Durante questo cammino ho interrotto rapporti d’amicizia importanti e ne ho intrapreso di nuovi. Ho scoperto tante cose di me che non mi piacciono e che devo cambiare e molte altre che devo proteggere e far prosperare. Tutto questo fa di questa mia prima opera un’esperienza molto formativa per me e impossibile da ripetere. Il film, nonostante le  molte difficoltà, è stato accolto molto bene dal pubblico e dalla critica, trovando distribuzione nazionale – ma presto anche  all’estero :)­ e spazio in oltre 30 Festival internazionali. A oggi ha ricevuto 11 premi in giro per il mondo e questo percorso  festivaliero continuerà fino ai primi mesi del 2017.

 

Durante il tuo percorso professionale hai avuto modo di  interfacciarti con contesti internazionali, quali sono le differenze sostanziali incontrate all’estero e come credi che in Italia si possa fare per migliorare le possibilità in questo settore?

Il limite maggiore, a mio avviso, è l’assenza di un vero sistema produttivo e distributivo capace di emanciparsi da iniziative isolate – come la mia d’altronde – di registi o produttori, consentendo al nostro cinema di sfruttare tutto il proprio potenziale creativo e imprenditoriale. In questo momento il nostro Paese persevera nella realizzazione di progetti troppo simili l’uno con l’altro, mentre filmografie estere hanno la possibilità, le leggi per lo spettacolo, il mercato e il coraggio di proporre cose differenti al pubblico di tutto il mondo. Il Genere ha sempre rappresentato un linguaggio adatto al grande pubblico, capace di superare i confini del proprio territorio di origine. Mentre, da troppi anni in Italia è diventato spazio per cineasti coraggiosi di ricerca e per un pubblico di nicchia. Tuttavia, qualcosa sembra muoversi, ad esempio nel Genere Crime e questo mi fa sperare che possa accadere anche con l’animazione o il fantastico. Nel mio piccolo, proverò con tutte le mie forze a contribuire che questo cambiamento avvenga.

 

Tra pochi mesi partirà il nuovo Master in Stop­motion che ti vedrà coinvolto come docente, cosa pensi possa offrire questo master rispetto ad altri percorsi di formazione?

Innanzitutto, si volge all’interno di uno Studio tra i più importanti e attivi dello Stivale: Rainbow CGI. Gli studenti faranno lezione dove animatori professionisti realizzano cartoni animati distribuiti su scala internazionale. E’ un’occasione straordinaria per confrontarsi direttamente con il mondo del lavoro, durante il periodo di formazione, verificando da subito dinamiche riscontrabili in ogni studio d’animazione del mondo. E’ un’opportunità che solo l’Academy di Rainbow può offrire e che nessun altro corso, workshop o simili può vantare. I nostri iscritti non solo acquisiranno tutto ciò che si deve sapere sul passo uno, ma avranno anche la possibilità di confrontarsi con professionisti, produttori e registi che ogni giorno sono impegnati nel loro lavoro nello Studio.

 

Il nuovo Master permetterà agli alunni di realizzare un film in  stop­-motion di alta qualità, si potrebbe già anticipare qualcosa sulla trama della storia che dovrà essere animata o è ancora troppo presto? 

L’unica cosa che posso dirti che ogni iscritto, nella seconda metà  del corso, avrà l’opportunità di essere inserito come animatore nella produzione di un progetto in stop­-motion di ultima generazione ­ replacement animation, al fine di mettere in  pratica tutti gli insegnamenti teorici acquisiti durante la prima parte. Tuttavia, non si tratta di un corto personale e relativo,  ma di un progetto collettivo da sottoporre allo Studio come svilluppo di un nuovo lungometraggio animato. Il look è quello di un fantasy epico ispirato al lavoro di Frank Frazetta, un po’ Conan il Barbaro, un po’ John Carter da Marte. Sarà davvero molto divertente.

 

Parlaci dei tuoi progetti attuali o futuri.

Sto sviluppando una serie animata in stop­motion per l’infazia e  parallelamente, sto cercando di mettere in piedi il progetto su Lovecraft che rincorro da tempo. Mi riferisco a “DAGON”,  adattamento in salsa action anni ’80, di due racconti tratti dal  “Ciclo di Cthulhu”. Scharzy vs Cthulhu, rigorosamente in claymation.