Intervista a Stefano Bertelli di Seenfilm

Oggi ho il piacere di scambiare due chiacchiere con Stefano Bertelli, regista di Rovigo classe 1981 ormai attivo da circa vent’anni nella realizzazione di video musicali e commerciali. Nel 2003 Stefano fonda, insieme al socio e assistente di regia Riccardo Orlandi, la casa di produzione indipendente Seenfilm realizzando moltissimi videoclip per alcuni importanti musicisti del panorama italiano e non solo.

Ciao Stefano, raccontaci un pò di te e di com’è nata la tua passione per l’animazione.

Tutto è nato dopo aver visto The Blair Witch Project nel 1999. Influenzati dal film, con amici – tra cui il mio attuale socio Riccardo Orlandi – ci siamo attrezzati di telecamera e siamo andati a cercare fantasmi per creare dei film horror a livello amatoriale.
Quel film studentesco dal titolo “The Massacre” mi è servito come accesso per lavorare in un’importante casa di produzione di video musicali veronese di quel tempo.
Nel 2003 è iniziata un’intensa attività di produzione di video musicali in live action, girati in 35mm sia con la casa di produzione per cui lavoravo che con una mia indipendente dal nome Seenfilm. In un primo momento ho collaborato per molti gruppi punk rock indipendenti della scena 2000: Moravagine, Persiana Jones, Sun Eats Hours, Invasione degli Omini Verdi, Totale Apatia e poi il salto nel mainstream.
Dal 2004 al 2009 l’attività diviene sempre più intensa. Abbiamo iniziamo a realizzare video per noti artisti italiani, come il primo video di Arisa “Sincerità”, Marlene Kuntz, Caparezza e molti altri, ricevendo spesso il consenso di MTV per la messa in onda – a quei tempi in cui non esisteva ancora youtube come piattaforma marketing era essenziale -. In quegli anni abbiamo vinto il premio come miglior video musicale in Italia con una stop-motion, completamente fatta su una lavagna a gessetti, per il brano“Cinestetica”  dei Marta Sui Tubi.

I vostri lavori più attuali sono orientati soprattutto sull’animazione più precisamente verso la cutout animation, come mai questa scelta e quali sono stati i pro e i contro nell’attuarla?

Dal 2011 in poi qualcosa è cambiato, il mondo dei videoclip ci creava troppe limitazioni ed erano troppi i compromessi. L’ideale per me era poter sviluppare le mie idee e per ovvi motivi di budget il live action, a differenza dell’animazione, non mi permetteva di mettere in piedi proprio tutto.
Così l’animazione con la carta, che avevo già usato in passato in altri video musicali, come mix di live action, è diventata parte completa di ogni video musicale realizzato fino ad ora. Siamo riusciti a fare un primo film autoprodotto, ancora molto rudimentale, interamente di carta “Acid Space” – dal 2015 disponibile su Prime Video Amazon -. Successivamente sono nati diversi progetti con noti artisti internazionali tra i quali la cantante Amy Lee, Robbie Williams, Alok, Monsta X, Alterbridge, Frank Sinatra, Myles Kennedy, Sebastian Yatra e molti altri.
Sicuramente tra i contro nell’utilizzare la stop-motion nella creazione dei video c’è che, a differenza del live action, ci si impiega molto più tempo per realizzare un progetto.

Stefano Bertelli

La bellezza della stop-motion è tale probabilmente perché racchiude, come frutto di un lungo lavoro progettuale, pratico e cooperativo,  le abilità manuali ormai poco valorizzate.
Bisogna riconoscere tuttavia che senza l’ausilio dei mezzi digitali sarebbe impossibile ottenere risultati ottimali. Quanta importanza hanno per te i supporti digitali per la realizzazione del vostro lavoro?

Sono importantissimi, ma a me piace renderli il più possibile invisibili, tutto deve essere più fedele alla realtà, per quanto la fisica lo permetta. In questo modo gli strumenti digitali vengono in soccorso solo quando ci sono delle difficoltà sul set.

 

Credi che manchi un certo tipo di mentalità in Italia per favorire il diffondersi di questa tecnica?

Si credo manchi, parlo ovviamente del settore musicale. Bisogna utilizzare il mezzo del video musicale, per dare un valore aggiunto alla personalità dell’artista, in realtà vedo spesso solo un cantante con uno sfondo e probabilmente un live o un concerto ha un valore artistico maggiore di tutto questo. Non credo sia solo un fattore di fotografia, devono esserci più idee, rischiare di più e non avere paura di dire quello che si pensa.

Chi sono gli animatori che più hanno influenzato il tuo immaginario?

A me ha colpito molto Alice (1988) di Jan Svankmajer, credo che in qualche modo mi abbia ispirato, e forse ancora oggi senza saperlo. Monty Python e sicuramente Hayao Miyazaki, anche se la tecnica è diversa, bisogna vedere oltre e trarre ispirazione da qualsiasi cosa.
Anzi in realtà, negli ultimi anni sono più attratto da documentari e film live action che mi danno maggiore ispirazione.

 

Sito Seenfilm Studio: www.seenfilm.com